In questi 20 anni si è molto investito nel Veneto orientale nel settore della logistica e dell’interazionalità delle merci. Il Comune di Portogruaro ha favorito la nascita dell’interporto e vi ha investito una decina di milioni di euro usufruendo di finanziamenti regionali.
Oggi, l’Interporto di Portogruaro è una realtà su 100 mila mq raccordato alla ferrovia Venezia – Trieste, con tre binari operativi, affiancato da un Autoporto che organizza circa 500 mezzi per il trasporto stradale. L’interporto è operativo nel settore delle merci sfuse e dispone di un magazzino logistico di 7 mila mq.
Altri privati, nel frattempo, hanno bonificato e infra-strutturato una grande area tra i Comuni di Portogruaro e di Fossalta, originariamente pensata per lo stoccaggio di oli minerali. Ne è nato l’Eastgate Park, un sito per la logistica e attività produttive di primaria importanza, su un’area di quasi 1,8 mln di mq con capacità di ben 500 mila mq coperti, completamente urbanizzata.
L’interporto, l’Autoporto e l’Eastgate Park (100 milioni di euro già investiti, per 9/10 privati) hanno beneficiato di altri investimenti strategici, quali il completamento della Portogruaro – Conegliano, la previsione della terza corsia autostradale, la conferma della Tac/Tav e da ultimo della Nuova Pedemontana Veneta, opera super strategica per decongestionare l’asse est-ovest del Veneto Friuli. Manca solo la Circonvallazione di Portogruaro che sarà inaugurata tra poche settimane cambiando radicalmente la mobilità delle persone e dei mezzi del portogruarese. Restano da realizzare il Casello di Alvisopoli sull’A4 e l’elettrificazione della Portogruaro-Casarsa. Come mettere a sistemare queste infrastrutture in un contesto cambiato? Che programma elaborare per grandi hub logistici, meglio se interregionali o transnazionali (DAB e SEE della Ue)? la scelta è obbligata.
Lo impongono la globalizzazione e la crisi: programmazione a livello molto alto, messa a sistema dall’esistente, integrazione, ottimizzazione. I bacini del solo Veneto o del solo Triveneto rischiano di essere ben presto superati. Lo lascia intendere chiaramente lo studio Minari-Nomisma-Polins che viene presentato in questi giorni in un convegno sulle infrastrutture logistico-intermodali del Veneto e del Friuli.
Il Triveneto ha una grande dotazione multimodale, forse eccessiva, senz’altro no ottimizzata e non a sistema. Ne fanno parte: interporti (Padova, verona, Cervignano). infrastrutture intermodali (Portogruaro e Rovigo, Pordenone, Fernetti), tre grandi porto (Venezia, Monfalcone, Trieste), tre aeroporti, una rete stradale e ferroviaria di prima grandezza. Il Triveneto è attraversato da tre dei quattro nuovi corridoi europei che interessano l’Italia.
Due s’intersecano nel portogruarese. La dimensione ottimale dell’hub logistico è probabilmente quella del Triveneto, più la Carinzia, più la Slovenia. In questa direzione stanno andando gli approfondimenti a livello europeo: il Programma SEE e il Progetto DAB Multiplatform. Il Veneto Orientale non ha altra scelta:deve agganciare il carro europeo e seguirne gli sviluppi.
(Euromerci)
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